Napule, sovrannummenata 'a capitale d''o mediterraneo, capoluoco d''a pruvincia omonima e ''a reggione Campania, è na cità 'e circa nu melione 'e abetante e 4.400.000 perzone 'int'â ll'area metropolitana (cuntenente pure zzone d''a pruvincia 'e Caserta, Avellino e Salierno). Napule, 'a terza cità d'Italia ppe ggente, è 'o cchiù gruosso ammazzuccato urbano d''o paese doppo chillo 'e Milano ed è settema 'int' 'a crassifeca d''e aree urbane cchiù pupulose d'Europa. È 'a notà pure ca a Napule risede nu quinto d''a pupulazione reggionale 'ntera e 'int' 'a pruvincia soja cchiù ca 'a mità 'e éssa. ' Come arrivare a napoli

Vesuvio

Vulcano attivo situato in Campania nel territorio dell'omonimo parco nazionale istituito nel 1996.
Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma - Vesuvio ed è alto 1281 metri. È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del capoluogo campano.
Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo, specialmente se visto dal mare con la città sullo sfondo. Una celebre immagine da cartolina ripresa dalla collina di Posillipo lo ha fatto entrare di diritto nell'immaginario collettivo della città di Napoli, sebbene dagli abitanti del luogo sia considerato uno stereotipo al pari del celebre sole - mare - mandolino. Non altrettanto stereotipo, ma ben più importante, è il primato che il Vesuvio detiene a livello mondiale: si tratta del vulcano che per primo è stato studiato sistematicamente.
Risale infatti alla metà degli anni quaranta dell' 800 la costruzione di un Osservatorio (tuttora funzionante, anche se solo come dependance di più moderne strutture ubicate a Napoli) e si può ben dire che la vulcanologia, come vera e propria ricerca scientifica, nasce in quegli anni.
Ancora in anni più recenti, siamo ai primi decenni del XX secolo, quando gli statunitensi decisero di creare un osservatorio alle Hawaii, si rifecero all'esperienza vesuviana.
Dalla fine degli anni quaranta non si sono più avute sue eruzioni. Pur tuttavia, non essendo il vulcano considerato in stato di quiescenza, alcuni interventi legislativi hanno individuato una zona rossa comprendente 18 Comuni (quelli del Parco oltre a Cercola, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata); le amministrazioni di questi Comuni hanno predisposto e devono tenere costantemente aggiornato un piano di evacuazione. I Comuni, inoltre, mettono ciclicamente in atto delle sperimentazioni del piano al fine di esercitare la popolazione. Di recente, la Regione ha predisposto incentivi atti a favorire il decongestionamento dell'area a maggior rischio.


Nell'antichità il Vesuvio era ritenuto consacrato all'eroe semidio Ercole, e la città di Ercolano, alla sua base, prendeva da questi il nome, così come anche il vulcano, seppur indirettamente.
Ercole infatti era ritenuto essere il figlio del dio Giove e di Alcmena, una donna di Tebe. Uno dei nomi di Giove era Υης (Ves). Veniva così chiamato per essere il dio della pioggia. Così Ercole divenne Υησουυιος (Vesouuios), il figlio di ves.


Il Vesuvio non apparve sempre come un vulcano attivo. Per molti secoli fu un monte tranquillo. Scrittori antichi lo descrissero coperto di orti e vigne, eccetto per l'arido culmine.
Fra un grande cerchio di dirupi quasi perpendicolari c'era uno spazio piatto sufficiente ad accampare un'armata. Si trattava senza dubbio di un antico cratere, ma nessuno a quei tempi sapeva niente della sua storia. Di questo cratere oggi sopravvive solo un settore, denominato Monte Somma.
Così, non conoscendosi la sua natura vulcanica, la fertilità dei terreni circostanti favorì gli insediamenti osci e sanniti di Stabia, Pompei ed Ercolano, i cui abitanti non nutrivano alcun sospetto sul rischio potenziale dell'area.
Il monte aveva avuto, nel 73 a.C., il suo quarto d'ora di notorietà, grazie a Spartaco e ai suoi seguaci che, nei loro vani tentativi di sfuggire alle legioni romane, si rifugiarono sul Vesuvio.
Incidentalmente, gli schiavi riuscirono a sottrarsi alla cattura, rinviando l'esito cruento della loro rivolta: utilizzarono i tralci delle viti che ricoprivano le pendici del monte per fabbricare scale con le quali fuggirono per l'unico passaggio non sorvegliato perché impervio.
Aspetto della montagna prima e dopo l'eruzione
Il Vesuvio era stato sottoposto a un grande cambiamento. La sua cima non era più piatta, ma aveva acquisito una forma conica, dalla cima della quale ascendeva un denso vapore. Questo cono, determinato dalla fortissima spinta del materiale eruttato, ha letteralmente sfondato il precedente cratere per 3/4 circa della sua circonferenza. Ciò che residua dell'antico edificio vulcanico in seguito prese il nome di Monte Somma.
L'insieme di foreste, vigne e vegetazione lussureggiante, che ricopriva la parte del fianco del Vesuvio, dove avvenne l'eruzione, fu distrutto. Niente poteva essere più impressionante del contrasto tra lo stupendo aspetto della montagna prima della catastrofe, e la desolazione presente dopo il triste evento. Questo rimarcabile contrasto fornì il soggetto a uno degli epigranni di Marziale, Lib. IV. Ep. 44. Che suona all'incirca così:
Dall'eruzione del 79 d.C., il Vesuvio ebbe molti periodi di attività alternati a intervalli di riposo. Nel 472, scagliò una tale quantità di ceneri, che si sparsero per tutta Europa e riempirono di allarme perfino Costantinopoli. Nel 1036 si ebbe la prima eruzione con fuoriuscita di lava. Questa eruzione fu seguita da altre cinque, l'ultima delle quali avvenne nel 1500. A queste fece seguito un lungo riposo di circa 130 anni, durante il quale la montagna si coprì nuovamente di giardini e vigne come in precedenza. Anche l'interno del cratere si ricopri di arbusti.

Ci sono state da quell'epoca, numerose eruzioni, che sarebbe noioso menzionare in dettaglio; ma due di queste sono degne di nota. Durante un'eruzione del febbraio 1848, una colonna di vapore alta circa 15 metri, sorse dal cratere, presentando una varietà di colori; subito dopo spuntarono dieci cerchi, bianchi neri e verdi che assunsero la forma di un cono. Un'apparizione simile era stata osservata nel 1820. Più recentemente, nel maggio 1855, un grande flusso di lava incandescente, di 70 metri di larghezza, fluì verso un grosso crepaccio di circa 300 metri di profondità. La prima parte di questa spaccatura è a precipizio e qui, la lava in caduta formò una magnifica cascata di fuoco liquido.
Ascensione del Vesuvio
Il Vesuvio si stacca nettamente dalla piana su cui sorge. Il circuito della base misura circa 20 chilometri e la vetta è a circa 915 metri sul livello del mare. Quest'ultima misura varia con il tempo, a causa dell'altezza variabile del cono. La sua altezza moderata, e la facilità con la quale si può raggiungere, hanno indotto molti viaggiatori a scalare la montagna; e non pochi hanno registrato la loro esperienza. Ma le eruzioni sono state così frequenti, e il loro impatto sull'aspetto del vulcano così grande, che ogni descrizione è rimasta valida per un periodo limitato di tempo, almeno sinora



Nessun commento: