Napule, sovrannummenata 'a capitale d''o mediterraneo, capoluoco d''a pruvincia omonima e ''a reggione Campania, è na cità 'e circa nu melione 'e abetante e 4.400.000 perzone 'int'â ll'area metropolitana (cuntenente pure zzone d''a pruvincia 'e Caserta, Avellino e Salierno). Napule, 'a terza cità d'Italia ppe ggente, è 'o cchiù gruosso ammazzuccato urbano d''o paese doppo chillo 'e Milano ed è settema 'int' 'a crassifeca d''e aree urbane cchiù pupulose d'Europa. È 'a notà pure ca a Napule risede nu quinto d''a pupulazione reggionale 'ntera e 'int' 'a pruvincia soja cchiù ca 'a mità 'e éssa. ' Come arrivare a napoli

San Gregorio Armeno

I colori dei pastori e dei presepi di San Gregorio Armeno

In botteghe senza porte o su bancarelle coloratissime pastori di ogni dimensione fanno bella mostra di sé. I più diffusi sono quelli di terracotta dipinti a mano, ma ce ne sono alcuni che sono ancora più preziosi perché vestiti con veri indumenti di stoffa, dotati di occhi di vetro, snodati ed in tutto simili a quelli che hanno reso celebre nel mondo l’arte presepiale napoletana.
Agli esemplari che si ispirano alla tradizione più rigorosa, di tanto in tanto, o di anno in anno, si alterna qualche pastore che riproduce qualche personaggio contemporaneo. Basti pensare che c’è stato il periodo in cui furoreggiava il pastore di Maradona (all’epoca degli scudetti del Napoli), poi quello di Antonio di Pietro (ai tempi di Tangentopoli), ma non è mancato spazio per il pastore che riproduceva le sembianze di personaggi politici come Bossi e Berlusconi o di indimenticati miti napoletani come Totò.
Anche questi esemplari destano curiosità, suscitano meraviglia e provocano divertimento, ma chi “corre” a San Gregorio Armeno, resta incantato a guardare i personaggi di sempre: i pastori che, da sempre conservano un posto nelle case e nei cuori di tutti gli italiani.
E’ difficile resistere alla tentazione di acquistarne qualcuno. E, d’altra parte, ce ne sono per tutte le tasche: da quelli del valore di pochi spiccioli a quelli che costano centinaia di euro.
La loro lavorazione si articola nel corso dell’intero anno. Al punto che, nel passeggiare in zona, ogni giorno sembra di respirare il clima delle feste di Natale.
Tra i tanti visitatori che si accalcano lungo la stretta viuzza, ci sono anche turisti provenienti da ogni angolo del mondo, ma San Gregorio Armeno resta una tappa obbligata soprattutto per i napoletani che non possono resistere alla tentazione di arricchire il proprio presepe con almeno qualche nuovo pastore.
A guardarla oggi sembrerebbe che questa zona sia la stessa di sempre.
L’ intenso odore di sughero e di muschio (quelli solitamente adoperati per costruire gli “scogli” e per adornarli) che penetra nelle narici non riesce a distogliere l’attenzione dalle bancarelle.
E poi, da vedere, non ci sono solo i pastori, ma ogni più piccolo particolare destinato ad abbellire i presepi. Fontane perfettamente funzionanti, forni che - grazie ad apposite illuminazioni – sembrano essere davvero accesi. E poi, ancora, case, colonne, pastori che si muovono, e canestri pieni di frutta, e miniature di ortaggi, di carni, di piatti. Di tutto ciò, insomma, che rende inimitabile ed unico il presepe di ciascuno.
Facile comprendere perché il poter vantare l’acquisto di un pastore di San Gregorio Armeno, o di un presepe di San Gregorio Armeno (presepe, naturalmente, inteso come “scoglio”) rappresenta un motivo d’orgoglio, alla stregua di quello che si prova nel dimostrare il possesso di uno status simbol.
Eppure i pastori ed i presepi napoletani, sono divenuti patrimoni popolare relativamente tardi.






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