Nell'antichità, circa quarantamila anni fa, l'attività vulcanica esplosiva raggiunse l'apice con l'esplosione del vulcano Archiflegreo che disseminò in tutta la regione Campania piroclastiti che sedimentandosi crearono il tufo, usato largamente fin dalla antichità come pietra costruttiva. L'ultima grande eruzione si ebbe nel 1538, portando alla "nascita" di una nuova collina craterica, il Monte Nuovo.
Attualmente l'area dei Campi Flegrei comprende, all'incirca, i quartieri napoletani di Agnano e Fuorigrotta, la superficie dei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto Flegreo, le isole Flegree (Ischia, Procida, Vivara).
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Il lago d'Averno è un lago vulcanico che si trova a Pozzuoli, nei pressi di Cuma, in Campania.
Esso prese nome da una oscura e profonda voragine (attualmente non identificata) presente nelle sue vicinanze ed emanante vapori sulfurei la quale, secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all'Oltretomba, regno del dio Plutone (Ade). Infatti anche il poeta Virgilio nel sesto libro dell'Eneide colloca vicino a tale lago l'ingresso mistico agli Inferi dove l'eroe Enea deve recarsi. Il nome latino Avernus deriva dalla lingua greca ed etimologicamente significa "senza uccelli" poiché gli uccelli che volavano sopra tale voragine morivano a causa delle sue esalazioni sulfuree.
Vicino al lago si trovano il Tempio d'Apollo, la Grotta della Sibilla Cumana e la Grotta di Cocceio (un cunicolo scavato dai romani per scopi militari che collegava il lago a Cuma; oggi non è più visitabile per via di danneggiamenti strutturali avvenuti durante la seconda guerra mondiale che hanno reso la grotta pericolante).
La città sommersa di Baia
Nel 1956, Raimondo Bucher - Ufficiale Pilota da Caccia e due volte campione del mondo di immersione in apnea - scoprì un'intera città collocata sui fondali del golfo di Pozzuoli. In un'intervista disse: "Dopo la guerra, era il 1956, uscivo in pattuglia acrobatica sul mare partendo dall'aeroporto di Capodichino. Dall'alto, in una giornata di straordinaria limpidezza del cielo e del mare, mi apparvero forme sottomarine simmetriche e regolari. Mi incuriosii e, intuendo che si doveva trattare di resti sommersi, scattai dal cielo delle fotografie, che ancora oggi, per la loro limpidezza, restano ineguagliate. Dopo lo sviluppo, la sorpresa: appariva inequivocabilmente la forma di mura, strade, costruzioni, che non potevano che essere antiche. Volli subito fare una verifica e mi immersi nelle acque del golfo di Pozzuoli. Era incredibile: a poca profondità e dove transitavano ed ormeggiavano imbarcazioni di ogni genere, apparivano mosaici di indescrivibile bellezza, strutture di abitazioni, strade, imponenti colonne."
La scoperta, spiegò Bucher, fu importantissima anche per il Papa: "L'avvenimento ebbe risonanza in tutto il mondo ed in particolare in Vaticano, con l'interessamento personale del Papa, perché nelle Sacre Scritture si parla dello sbarco di San Paolo a Pozzuoli attraverso un canale e l'arrivo in una darsena, chiaramente visibili nelle mie fotografie aeree".
Negli ultimi cinque decenni i tesori sommersi furono purtroppo vittima dell'archeologia abusiva e soprattutto delle ancore pesanti delle navi che ormeggiavano nel porto. Così è stata distrutta una parte delle colonne, dei muri e dei mosaici. I resti tuttavia sono ancora interessantissimi e unici per l'intero Mediterraneo. Per la conservazione dei beni culturali è ora stato istituito il Parco Archeologico Flegreo di 80 000 m², gestito dal Consorzio Baia Sommersa. Le immersioni possono essere effettuate solo con una guida del Consorzio o di un Diving. I non sub possono scoprire e ammirare la città romana ingoiata dal mare con la motonave "Cymba" che dispone di un fondo trasparente. Partenze dal porto di Baia: 15 marzo - 2 novembre; ore 12:00/16:00 (sabato), ore 10:30/12:00/16:00 (domenica e giorni festivi)
Lucrino,dove si trova l'omonimo lago. Il suo nome deriva dalla parola lucrum (guadagno). Nel I sec. a.C., infatti, un tal Sergius Orata, nelle acque del lago impiantò una coltivazione di ostriche, ricavandone grandi ricchezze. Prima dell'eruzione del Montenuovo del 1538 dove ora c'è Lucrino c'era Tripergole, un villaggio termale. L'eruzione lo distrusse completamente.
Fu in antico chiamato "Acherusio" perché si credette di identificarvi la Acherusia palus, così come si presunse che potesse essere il Cocito o il Piriflegetonte, altri fiumi infernali. La prossimità col Lago d'Averno, considerato nell'antichità l'ingresso degli inferi, rendeva evidentemente "sospetta" tutta l'area, ed eventuali fenomeni fisici inconsueti potevano far sorgere leggende e fole. Virgilio narra infatti di presunti fenomeni di ebollizioni (probabilmente fuoriuscite, se non magmatiche, sulfuree). Come detto, era stato accostato anche al Piriflegetonte, il fiume delle fiamme, ciò che oggi si legge a maggior sostegno dell'ipotesi che potessero produrvisi fenomeni spettacolari.
Il Lucrino fu un lussuoso luogo di villeggiatura dell'epoca Romana, e molti notabili (fra i quali Cicerone) vi eressero magnificenti ville e dimore. La villa di Cicerone ospitò le spoglie di Adriano, morto nelle vicinanze.
Il Lago di Lucrino fu inoltre teatro di un notissimo racconto di Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, IX, 25) circa un delfino che, chissà come capitatovi, fu visto da un bambino, il quale gli diede da mangiare e ci fece amicizia, al punto che il delfino lo fece montare in groppa, sul dorso; bambino e delfino si rividero e giocarono il giorno dopo e poi ancora quotidianamente sinché il bambino si ammalò e morì, al ché anche il delfino morì di crepacuore. Si tratta forse, in termini moderni, della prima leggenda metropolitana, il cui tema era diffuso pressoché in tutto il Mediterraneo, ma che Plinio rese caratterizzante del Lucrino.
Il Monte Nuovo è un vulcano che si trova nell'area dei Campi Flegrei presso Napoli.
Si formò tra il 28 e il 30 settembre 1538 in seguito ad un'eruzione che distrusse il villaggio termale di Tripergole e mise in fuga la popolazione locale.
Sul vulcano vengono coltivate piante tipiche della Macchia mediterranea
Oggi il vulcano, ormai inattivo, è diventato un' oasi naturalistica nella quale vengono organizzate anche visite guidate per scuole e gruppi di turisti. Il monte è caratterizzato da un'ampia vegetazione. La pianta che in maggior quantità troviamo è L'Erica la quale possiede delle potenzialità cicatrizzanti.
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Pozzuoli è un comune della provincia di Napoli che conta oltre 82000 abitanti. È famosa per i ristoranti ed è sede di un importante mercato ittico. È l'unica città al mondo a possedere due anfiteatri romani. Il porto di Pozzuoli ha collegamenti regolari con le isole di Ischia e Procida.
Situata sull'omonimo golfo, Pozzuoli si trova in un'area vulcanica, i Campi flegrei (cioè campi ardenti), che comprende un vulcano ancora in attività, la Solfatara. Fenomeno geosismico tipico di questa città e dell'intera area dei Campi flegrei è il bradisismo, ossia il sollevamento e l'abbassamento della crosta terrestre a seguito di aumento della pressione sotterranea. Il rapido innalzamento del livello del mare coinvolse negli anni '80 il porto, che fu riposizionato circa 50 metri più avanti rispetto alla collocazione precedente.
Porto:
Il tempio di Serapide occupa una vasta area nella parte bassa di Pozzuoli.E’ detto impropriamente “tempio” perché durante lo scavo del 1750 fu rinvenuta una statua del dio egiziano Serapis. In realtà è un mercato del I-II sec. d.C.
Ben conservate sono le taberne che si sviluppano intorno ad un ampio porticato preceduto da quattro colonne, delle quali si osservano tre ancora in piedi. Le file di fori presenti a varie altezze sui fusti delle tre colonne sono scavate nel marmo da molluschi chiamati litodomi, e permettono di documentare la variazione del livello delle acque termominerali.
L'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli è il terzo anfiteatro romano d'Italia per grandezza dopo il Colosseo e l'anfiteatro Campano di Capua, costruito probabilmente dagli stessi architetti del Colosseo, poco dopo questo.
L'anfiteatro sorge oggi a pochi passi dalla fermata della Linea 2 della metropolitana di Napoli.
Edificato sotto Vespasiano e inaugurato probabilmente da Tito, poteva contenere fino a 20.000 spettatori. Nei sotterranei sono tuttora visibili parti degli ingranaggi per sollevare le gabbie che portavano sull'arena belve feroci.
La struttura, di pianta ellittica, misura 147 x 117 metri, mentre l'arena ha i due semiassi di 72,22 e 42,33 metri.
Una solfatara è un apparato vulcanico in cui è presente un campo fumarolico, più o meno esteso, la cui attività è costituita principalmente dall'emissione di vapore e gas a forte componente solfurea.
La solfatara fa parte delle attività vulcaniche secondarie, come la fumarola ed il geyser.
L'esempio classico è la Solfatara di Pozzuoli nei Campi Flegrei, in provincia di Napoli (Italia); ma un'attività simile si ritrova, ad esempio, anche al "Cratere La Fossa" sull'Isola di Vulcano, una delle isole Eolie.
Villa Avellino:
Gli scavi straordinari in corso sull’acropoli del Rione Terra hanno rivelato l’intero tessuto della città romana, conservato intatto nel sottosuolo.
Il decumano di via Duomo, con il suo basolato al di sotto della strada moderna che ne ricalca fedelmente l’andamento, è la strada di collegamento con la zona pianeggiante di fronte alla collina del Rione Terra. Gli scavi hanno localizzato un altro decumano, tangente al lato posteriore del Capitolium (il ‘tempio di Augusto’) in tufo, e lungo il percorso sotterraneo sono stati rinvenuti edifici, per lo più magazzini e tabernae.
Lungo il cardo, ripreso dal percorso dell’attuale via San Procolo, si collocano edifici pubblici, terme e tabernae, in parte degli edifici sono evidenti le trasformazioni e segni di crolli ed incendi, forse conseguenza del sisma del 62 d.C. Negli edifici romani si continua ad abitare per tutto il Medioevo, quando il promontorio, ritornato ad essere una piccola cittadella fortificata, prese il nome di ‘Terra’.
Il monumento più significativo dell’area è il ‘tempio di Augusto’, tornato in luce dopo l’incendio del Duomo barocco di San Procolo – che riutilizzava le strutture – nel 1964.
Lungomare:
Accademia Aeronautica:
Il santuario di San Gennaro Sorge nei pressi della Solfatara, ove nel 305 Gennaro, vescovo di Benevento, subì il martirio.
Venne edificata tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo, una basilica in suo onore. Molto verosimilmente, di essa è rimasto soltanto l'altare, noto alla pietà popolare come la pietra sulla quale sarebbe stato decapitato il Santo.
Mercato ittico:
Molo caligoliano:
Foto reperite dal Comune di Pozzuoli
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